”C’è qualcosa di irrisolto, tra noi.”
Lei lo guardò: sospeso tra i loro sguardi passò un attimo infinito e largo,come se ci fosse un ponte, e sopra, a camminarci, i loro pensieri, da una sponda all’altra.
“Credo stia tutta qui, la risposta. Ci ho pensato in questi giorni, ed è l’unica cosa che sono riuscita a dirmi. Dev’essere così, le cose lasciate a metà finiscono col germogliare, all’ombra e con fatica, e poi arriva un giorno in cui vogliono la luce, di nuovo, più forti.”
C’era molto marrone, intorno. Un’atmosfera calda che avvolgeva l’anima. Luci abbassate a riscaldare le parole, tavolini squadrati e sedie appuntite, bicchieri lunghi appoggiati sul legno, bottiglie dal collo smilzo ed elegante. Tutto pareva volgere verso l’alto, come a correre verso un cielo sgombro dove c’era più spazio. La gente seduta attorno a loro si esprimeva lingue diverse, come protagonisti secondari messi lì dalla mano di un artista solo per riempire lo spazio. Lui parlava continuamente, parole che uscivano di corsa, con fretta, la bocca sempre piena, una frase dietro l’altra; aveva fretta di farlo, perché capiva che a lei piaceva, e non voleva non piacerle più, non voleva non piacerle ancora.
Il modo in cui gli occhi di lei lo guardavano era come essere ritornati a casa, come godere di un abbraccio che mancava da secoli; li osservava, e sempre parlando le sorrideva, e guardava le sue mani, anche, quelle dita lunghe e nervose che parevano parlare, a loro volta, in un modo assai primitivo e antico. Fendevano l’aria come a delineare le idee, e gli occhi si allargavano per lasciar spazio allo splendore di quel momento.
“E’ tutto così incredibile, sembra un momento preso a prestito da un’altra vita, uno di quegli attimi che sembrano avere una data di scadenza, tanto sono belli. Dimmi che non ci faremo del male, dimmi che questo è quello che sarà, senza ombre.”
C’era una nota di paura, nella sua voce, una luce brillante nell‘azzurro dei suoi occhi come un tremolio, come una candela in un alito di vento leggero; lui si alzò d’istinto, voleva chiudere quella porta che aveva lasciato entrare la corrente che la faceva tremare e la raggiunse, la fece alzare e le fece spazio tra le sue braccia. Poi, la strinse forte. E fu come essere a casa, nuovamente.
Tania Piazza
Lei aspettava che arrivasse il musicista che aveva incrociato in viaggio a suonarle la notte bevendo dai calici e sfidando i fuochi delle candele coi polpastrelli stellati dell' attesa che si compie nell'amplesso.
Vanessa Dragone Rosso
E Dio creò l' uomo desiderante, flessibile come l' arco che alle spalle del concupiscente smodatamente lievita finché finiranno gli ardori e il mondo ricomincerà da zero quando la carne vuota si riempirà ancora e ancora come l' anfora all' incrocio dei magazzini interiori dove si intrecciano le volute di nuove brame.
Vanessa Dragone Rosso