ivanomercanzin.it logo
search
pages

NYC

date » 16-07-2016 08:33

permalink » url



NYC
2015©Ivano Mercanzin

Felice di poter leggere un tuo scatto che parla della complessa e meravigliosa realtà della città di New York, una metropoli moderna che tu hai qui rappresentato come accadeva di scorgere esclusivamente in certi dipinti di Edward Hopper, in fotografie degli anni trenta e quaranta del secolo scorso dove la solitudine urbana veniva declinata da un'altrettanta malinconia verso le costruzioni più modeste di quartieri dove vivere era una parola grossa, sopravvivere la realtà quotidiana e contingente. Mi piace la presenza della figura umana, che si sta riscaldando al sole, le ombre accanto a lei sono superbe. Quel che ammiro in modo particolare è la finestra sulla sinistra con la veneziana abbassata ma non chiusa che permette di scorgere il suo interno, Quel raggio di sole che la illumina mentre l'ombra sta difendendo il suo spazio con i denti ed i mattoni che compongono la facciata ci danno un senso della composizione che in questo scatto è magia pura. Il palazzo distante di cui vediamo gli ultimi piani ed il tetto. le linee geometriche e la fuga prospettica che hai valorizzato con questo taglio, ci fa ammirare la bellezza di un'immagine che il bianco e nero accarezza con la sua severa tenerezza mentre il tuo sguardo, l'obiettivo che hai incastonato in questa immagine, ci lasciano ammirati e disarmati dalla tua bravura, da come hai guardato alla figura umana ed alla città stessa. Sai rendere una fotografia di street emozionante amico mio...
Paola Palmaro


MURANO 2016 1

date » 03-06-2016 19:45

permalink » url



MURANO
2016©Ivano Mercanzin

Rendere in bianco e nero la bellezza di un'atmosfera in un'isola che è impregnata di colori come poche altre al mondo è quel che fa la differenza tra una fotografia ed una narrazione fotografica cui tu ci hai abituato restituendoci il vissuto di chi guarda e non solo la bellezza di ciò che osserva. Le case ed i laboratori sono affiancati le une agli altri, il cielo qui è concentrato di nuvole e di vento, sembra che da un momento all'altro su ogni cosa, come in una fiaba, scivolerà il colore dei vetri colorati attraversati dalla luce del sole, che un incantesimo si stia per spezzare restituendoci la grazia e la gioia di tanti pezzi coloratissimi di vetro trasparente, un impasto che il bianco e nero cela e protegge per poi rivelarcelo in un secondo tempo, Tutti paiono dormire, riposare, le botteghe chiuse, c'è un'aspettativa magica nel tuo scatto che io trovo incantevole. Stupenda atmosfera.
Paola Palmaro

Davvero bella, davvero suggestiva; ottima composizione, molto equilibrata ed efficace nell'armonia dei pieni e dei vuoti, degli elementi solidi e di quelli liquidi o più leggeri, nel bilanciamento della staticità con la mobilità dinamica della fuga prospettica...Una musica visiva ben realizzata, ricca di spunti armonizzati in modo sapiente, tutta da ascoltare e vedere con vero piacere...Ivano!
Luciano Benini Sforza

UN RACCONTO NEL RACCONTO

date » 03-06-2016 19:32

permalink » url


2016©Ivano Mercanzin

"UN RACCONTO NEL RACCONTO"
di Franco Gobbetti.

Sì, un racconto il tuo, Ivano e anche il mio, se tu permetti, in conseguente botta e risposta per trarne, se ci riesco, una piccola, possibile storia che già è qui, tutta presente nei suoi brillori in bianchi neri plastici desiderosi di raccontarsi. Storia surgiva ed obiettiva, nata istintivamente o intenzionalmente, chissà, da questa bella foto, un'anima narrante in attesa di uscire e farsi leggere e raccontare, se vuoi. Un commento o una recensione o una provocazione amichevole e affettuosa che vuole o vorrebbe approfittare di questo tuo stupendo lessico estetico e grafico offerto da un'immagine che emana spiriti, evocazioni, storia, cronaca e arte in chiaro scuri vaporosi d'acqua sinuosa ed insinuante e sospirante aria salata. La foto già racconto di per sè, fin da subito, nel suo fresco e lustro guazzo odoroso di salmastro mare, evoca vecchie storie di consunte pietre e antichi legni di navigli, pontili, attracchi ed ormeggi. Un tempo, un luogo, un paese isolano che vive con le radici nel mare, un ambiente che di per sè è già storia gloriosa e gratificante. Storia nella storia dunque. Orgoglio storico, fascino e desiderio di condivisione lirica, spirituale ma anche materica e concreta. Un'atmosfera intensissima gioca tra acqua e cielo entrambi modulanti umide voci e alcune figure in movimento, un'imbarcazione in fugace navigazione, alcuni scafi alla fonda d'ormeggio, un uomo, un cappello, un ombrello, alcuni muri e poi lo spazio urbano marinaro e marinaio.Il tutto appare e si esprime come su un palcoscenico in un taglio di luce diagonale quasi drammatico, anzi, dire proprio drammatico, nervoso, inciso e tirato visivamente all'inverosimile. Il cielo già basso tende a scendere ancora di più su questo squarcio lagunare, pesando immane e quasi rapace in questo taglio spiovente, corrucciato e sfrangiato nelle proprie evoluzioni di bassi e intensi nembi cotonosi sfilacciati, ancora custodi e forieri di prossima probabile pioggia. I pesci, le alghe, i fondali lagunari della Serenissima e le creature d'acqua e fango se ne stanno rintanati mentre le case immobili interpreti, testimoni come sempre di questa scenografia a cielo aperto, sembrano sfidare il tempo immane, il cielo eterno, l'occasionale pioggia e l'onnipresente, immancabile mare giuliano in compagnia di un vento sonoro che porta e riporta, linguaggi, fiati, sapori, echi, figure e voci nuove ma anche emozioni antichissime. Uno sparuto quanto solitario passante in occasionale controluce o quasi, sembra indugiare, rapito ma ben consapevole, a guardare, ad ascoltare questi suoni liquidi e lucidi di bagnato, come scure, brillanti pelli d'anguille, che rimbalzano da riva a riva, da canale a canale, di onda in onda, di casa in casa, di chiglia in chiglia per poi disperdersi più lontano in un affogare continuo e ripetuto appuntamento naturale tra nubi e onde d' Adriatico. Un quadro intriso di luce chiusa, plumbea ma nello stesso tempo anche inaspettatamente brillante, una luce quasi che schiocca per riflessi e luccicori brillanti, esplosa in varchi e vampe graffianti che sfiorano le ombre e le penombre diffuse del borgo marinaro. Il passeggiatore con cadenza amena e pacata, si presume da conoscitore dei luoghi, con il volto nell'aria, con il viso pieno d'aria e ventosa salsedine porta a spasso se stesso ma anche l'ombrello chiuso ed il cappello che sembra tenergli e contenergli i pensieri ben riparati e fissi, a prova di colpi di vento, ben calzato in testa. Il passo dell'uomo è lento, rilassato, si direbbe che procede con un passo che gusta e degusta, apprezzando. Non potrebbe essere altrimenti, in quanto se così non fosse non permetterebbe a quei suoi pensieri e allo sguardo di spaziare in quell'incanto urbano e marino al contempo, prettamente lagunare che per fortuna continua a ripetersi con sua e nostra profonda soddisfazione e incantata ammirazione. Cuore di terra e acqua salata. Profumo di sabbia, sale, pesce, legno bagnato, fango e anime marine. Un'isola che è al contempo paese riparato e anche ampio respiro aperto sull'antico mare che, come un anziano patriarca veglia sui suoi domini. Tecnica fotografica e stile narrativo a mio avviso pressochè perfetti, c'è sempre tanta bravura nel confezionare, rapire e fermare immagini e sensazioni così vibranti e toccanti.

Adoro il contrasto che hai donato a questo frame, c'è forza in ogni ombra che veste sia il luogo che la figura umana. Venezia dona infinite suggestioni, potremmo visitarla innumerevoli volte e scoprire in ogni occasione la sua capacità di essere tutto ed il contrario di tutto. La tua visione mi fa percepire il suo bisogno di sopravvivere alla natura che la circonda, al suo stesso destino, apprezzo quella cupezza apparente e la leggo come se fosse un'inspirazione profonda prima di raccogliere tutte le sue forze per rispondere al clima, all'acqua, agli esseri viventi che la abitano, mostrando il suo carattere silenzioso e malinconico ma per nulla rassegnato.
Paola Palmaro

MURANO 2016

date » 22-05-2016 21:41

permalink » url

MURANO
2016@Ivano Mercanzin

Davvero bella e di grande suggestione e composizione, un racconto dove il quotidiano viene fermato e si intreccia a un'eleganza, a una misura espressiva e stilistica evidenti...Con un gioco di luci/ombre e tonalità ottimo! Una scia di luce e acqua dentro il paesaggio che vibra e si muove. Semplicemente, vive e si racconta nella sua umanità.
Luciano Benini Sforza

La cosa che mi emoziona delle tue fotografie caro Ivano, è che parlano di viaggi, dei tuoi viaggi, che non sono solo reali, perchè raggiungono mete visibili e mete che non si possono vedere. Sono viaggi verso l'oltre, in cui si trova e si ritrova la tua essenza del fotografo viaggiatore e poeta (così penso io di te...), ma in fondo, anche un po' di noi stessi.
Tiziana Ruggiero

Strisce di luce che percorrono la città, ciascuna rappresentativa di un sentire, che tuttavia non percepiamo nella sua specificità ma che resta imprigionato nel grande flusso indeterminato e compattato dalla fretta. Vedo nella tua bella foto una metafora resa palese, per contrapposizione, dall'immutabile indifferenza del cielo.
Massimo Passalacqua

Io credo che ci siano 2 tipi di fotografie quelle cercate, volute, pensate con un pensiero importante dove trovi emozioni forti. Poi ci sono le foto che nascono per caso e catturi un' emozione altrettanto forte.. La tua foto comunque sia è di una bellezza che dà emozione a partire dal cielo così bello con quelle nuvole e poi fino ad arrivare a un bel disegno di luci.
Giorgio Zedda

L1011560_Modifica.jpg

MAN AT WORK

date » 26-03-2016 19:47

permalink » url



ELLIS ISLAND - NYC
2015©Ivano Mercanzin
MEN AT WORK

Bella davvero, un microcosmo, un micro-racconto perfettamente inserito in uno spazio ricco e frastagliato di spunti, dove si svolge e si intreccia una vicenda minimale di "uomini al lavoro", con grande misura e sapienza compositiva, che va dal micro (l'episodio, il lavoro fermato e colto) al macro (la grande città, l'aprirsi del cielo oltre i rami) con una strepitosa successione, con un ottimo crescendo musicale e spaziale insieme...
(Luciano Benini Sforza)

NATURA VIVA

date » 26-03-2016 19:39

permalink » url



natura viva
2016©Ivano Mercanzin
Grande composizione a più piani, uno spazio che si alza, si avvolge e si incastra con maestria ed eleganza, trovando nel motivo floreale e nella "natura viva" un eccellente, strepitoso elemento armonizzante: il fulcro, il perno stabile su cui ruota l'immagine (quel punto vivo) e insieme il "collante" visivo della sua unita armonia! Davvero bella e intrigante!
(Luciano Benini Sforza)

L'URLO

date » 26-03-2016 19:32

permalink » url


NYC - 2015© Ivano Mercanzin
NYC
2015©IvanoMercanzin

E' da un pò che osservo i tuoi lavori e devo dire che mi hanno preso l'attenzione da subito. Innanzitutto il tuo bianconero, questo bianco e nero quasi esasperato, a volte disperato, usato con forza e poesia, indubbia poesia ma usato soprattutto per mostrare le tracce e gli alfabeti del tempo e dell'esistenza. Il tuo bianconero incide e a volte graffia svelando i segreti e i particolari esistenziali e materici delle cose ma anche quelli spirituali. Mi colpisce la grafica che ritrai e valorizzi che, come in questo caso gioca in primo piano un ruolo decisivo. Una scena piatta di una via d'una grande città, una vetrina specchio che riflette il movimento umano comunque minimo e poi la grande insegna a muro che risucchia l'attenzione e crea dinamismo surreale alla foto, alla vita di questa foto, alla vita che viene ritratta e riflessa in questa immagine puntata nella grande vetrata, Scenario umano di passi in un marciapiedi che guida o che disperde e smarrisce chi lo frequenta interpretando i percorsi urbani forse come un dedalo che confonde la vita mentre dall'alto della vetrina c'è un urlo che continua. Molto bella.
(Franco Gobbetti)

Davvero bella, davvero di spessore: un racconto che si snoda su più piani, superfici, tempi e segni, un intreccio di storie e di storia che si fa presente, una simultaneità stratificata, "liquida" (Bauman) e momentanea, fluida, molteplice e casuale come una libera intersezione nello spazio-tempo che viviamo...
(Luciano Benini Sforza)

RACCONTO: Non lasciarmi adesso che ho tante cose da dirti

date » 26-03-2016 19:15

permalink » url


foto: NYC 2015©Ivano Mercanzin

“Non lasciarmi adesso che ho tante cose da dirti”.
Renè aveva finito di scrivere la sua ultima lettera alla donna che avrebbe voluto continuare ad amare come quando l'aveva conosciuta nella subway. Era riuscito con un piccolo gesto eroico a disincastrarla dalle porte della metro che le avevano stretto il cappotto come due tenaglie. Dal panico alla riconoscenza in pochi attimi, poi l'invito per un caffè, i primi imbarazzi, i primi baci e la vita insieme in un monolocale sulla 41St Avenue.
Aveva lasciato tutto alle spalle Renè, la sua laurea in filosofia, gli amici di Lione e il lavoro come cassiere in un discount, aveva seguito le strade che imboccava ogni notte quando spegneva le luci e dava l'ultimo sguardo al sax prima di addormentarsi. Erano le vie del Jazz, dei locali bui, dei tavolini rotondi in radica, di posa ceneri zeppi e di donne che si strusciano addosso e ammiccavano a chiamata per un Gin Tonic. Suonava di giorno e di notte Renè, inumidiva l'ancia con la stessa passione con cui baciava la sua Jenny quando all'alba tornava dai concerti dopo aver interpretato i brani di Jonh Coltrane o Michael Brecker in quei piccoli club dove il compenso di fine serata è incerto fino alla fine. Suonava per lei e per lui e per quel figlio che non arrivava “per colpa di quel posto di merda dove lavoro”, come diceva sempre Jenny piangendo davanti allo specchio del piccolo bagno di casa.
Lavorava in un fast food Jenny, uno di quelli che a pochi dollari ti danno il pollo fritto o un hamburger crudo. Era l'addetta ai fritti, stava nelle retrovie Jenny, impugnando il cesto della friggitrice e facendolo roteare con attenzione per non ferirsi alle mani. Ma in fin dei conti quegli schizzi di olio bollente le erano familiari, le lievi ma profonde scottature le avevano segnato le dita, i polpastrelli, il polso, sotto le urla del capo che alla cassa ordinava le solite patate fritte, la solita coscia di pollo ben rosolata. Non c'era tempo da perdere in quella stanza lunga e stretta dove all'ordinazione seguiva un drin che indicava il cibo da cucinare all'istante.
E' un Mi o un Re, aveva ipotizzato Renè quella volta che era andato a trovare la sua donna in quel fast food. “Quel drin corrisponde ad una nota precisa” le aveva spiegato mangiando un fish and chips seduto al tavolo che dava sulla galleria del centro commerciale. “Devo capire quale”.
Era questo che Jenny detestava di Renè, quella dimensione extra terrena che lo avvolgeva fin da quando era arrivato a New York per fare il musicista immigrato. Quell'essere distante da tutto, sospeso come una melodia, prossimo all'essenza senza però coglierne il fulcro. Era apparente profondità, almeno questo pensava Jenny, era distanza che provocava un solco, uno fessura che giorno dopo giorno si allargava mentre il giorno e la notte dividevano le loro esistenze fatte di crocchette impanate e improbabili club a ovest, sulla 52esima strada. Era una ragazza fiera Jenny, forte di quella fierezza che arrivava da lontano, quando sei abituata a combattere da sola per un libro di scuola, per un jeans in vetrina o per un maledetto i-pod che fino a ieri dovevi condividere con tua sorella. Si chiamava identità, indipendenza, capire fin da piccola poche regole: rispettare e farsi rispettare, era l'unica cosa che le aveva insegnato sua madre. Il resto l'aveva realizzato da sola, gli studi in una scuola pubblica, un lavoro, un amore, una casa, il tempo da trovare per leggere i classici alla Public Library sulla Quinta Strada. Le bastava questo per compensare quelle ore nei panni dell'addetta ai fritti.
L'addio Jenny l'aveva meditato da tempo, quella mattina prese la metro alle 7 di mattina. Uno zaino pieno di t-shirt e libri, una bottiglietta d'acqua, il giubbotto nero comprato in saldo una settimana prima e le cuffiette per sentire l'ultimo rap di Fatty Wap. La colonna sonora perfetta per dire basta, non era Renè la causa di quel viaggio che la ragazza del Queens Bridge voleva assolutamente compiere. Piuttosto la fuga da quel mondo monocorde, monocolore come il tono su tono della stazione della metro. L'attendeva la sorella e nessun altro, dall'altra parte della città, lontano da tutti, lontano da quei drin, distante dal jazz. Aveva perfino gettato la scheda del telefonino in un tombino, aveva chiesto in silenzio di essere lasciata in pace, voleva l'isolamento, chiedeva la solitudine. Lei, che per tutta la vita era stata costretta ad essere qualcuno o qualcosa.
A Renè mancava la forza per cercarla, il desiderio di possederla, la voglia di riaverla anche solo per un giorno. L'unica consolazione era sapere che Jenny si trovava dalla sorella in chissà quale appartamento e quella certezza era diventata un rifugio per tutte le sue insicurezze. Steso sul letto, aggrappato alla custodia del sax produceva lettere per dirle tutto ciò che non aveva mai avuto il coraggio di pronunciare, fino a sputare la cattiveria che non aveva mai potuto esprimere, collocato fino a quel momento in un ruolo che deformava la realtà più intima.
“Non lasciarmi adesso che ho tante cose da dirti”, ripeteva in ogni scritto in calce, prima della sigla con cui si firmava. Ne scriveva due a settimana, una martedì e una sabato, le spediva l'indomani calcolando i tempi di arrivo a destinazione. Divenne una cura per lui e per lei che a quelle lettere non rispose mai. Finchè un giorno Jenny scese alla fermata 21Street della metro, salì le scale per imboccare il viale alberato che l'avrebbe condotta a casa, suonò il campanello ma non rispose nessuno, allora frugò nella borsa per trovare le chiavi ed entrò senza un'emozione particolare. Se n'era andato, aveva lasciato il sax appoggiato al muro del cucinino. Sul frigo aveva appeso un foglio giallo indirizzato a lei, sicuro che prima o poi sarebbe tornata. “Avevo tante cose da dirti e le ho dette tutte, ora sono stanco, esco per un Gin Tonic”.
E.MAR.

E bravo Ivano che riesci con sensibilità a trasmettere ancora più fascino e interesse a queste tue foto urbane, anzi superurbane. Ci riesci nel senso che sai unire sguardo e cuore, macchina fotografica e sentimento, visualizzazione e considerazioni liriche o poetiche. Le tue immagini appartengono al tessuto gigantesco di una enorme città. Esse ti impegnano e ti coinvolgono evidenziando non solo il linguaggio visivo ed espressivo delle situazioni, di questa situazione in particolare, ma riusciendo pure a liberare naturalmente un filo creativo ed emozionale più ampio e completo. Ne nasce quindi un racconto. Improvvisamente una storia prende corpo da un appunto, da un quadro in un fermo immagine, uno stop che non azzera ma evoca e rimanda a vari pensieri e considerazioni peraltro contingenti e conseguenti alla foto stessa. Evochi qui una storia raccolta per strada, dai marciapiedi e dai quartieri che nasce da un riquadro visivo urbano di comune vita cittadina e quotidiana. Bella la foto e bello pure il testo. In questo modo rispondi bene e in giusto tempo a quanto ha pubblicato qui sotto Simona Guerra nei suoi articoli riguardanti fotografia e scrittura che peraltro mi trovano d'accordo anche se l'argomento in se meriterebbe forse più spazio e approfondimento. Anch'io nella mia pagina sto tentando di sperimentare fotostorie o fotoracconti che pubblicherò quanto prima sottoponendoli a giudizio e commento pubblico e soprattutto tuo e vostro, se vorrete essere disponibili, spero di si. Credo comunque che un buon fotografo o un buon operatore impegnato nelle arti visive o nella comunicazione più in generale, da bravo cacciatore d'immagini e da bravo evocatore scenico, non possa che essere anche scrittore. Forse non riuscirà ad esserlo talvolta nell'espressione grammaticale più raffinata, sintattica, lessicale o stilistica ma lo sarà senz'altro nell'animo e nel pensiero. Come sempre un apprezzamento particolare per questi tuoi lucidissimi e molto umani bianconeri estremamente espressivi che sai far parlare al meglio in tutta la loro grafica e che riescono ad animare situazioni, estetiche, storie e varie umanità attraverso la loro particolare e talentuosa grafia narrante e narrativa.....ciao.
FRANCO GOBBETTI

LINGERIE LAMPE

date » 26-03-2016 14:55

permalink » url


foto:NYC 2015©Ivano Mercanzin

Lingerie Lampe
NYC-LITTLE ITALY
2015©Ivano Mercanzin
Bella, attenta, ricca di spunti, un racconto quotidiano che intercetta un ambiente "fisico" ma anche un immaginario collettivo preciso, uno spazio-tempo di una civiltà "liquida" (Bauman) e del consumo...Una foto che ce li restituisce con grande efficacia narrativa e descrittiva insieme... orchestrati con una precisa, accurata, efficacissima "regia"...
Luciano Benini Sforza

An ordinary day - HIGH LINE - NYC

date » 24-03-2016 13:25

permalink » url



HIGH LINE - NYC - 2015©Ivano Mercanzin

Il punto di vista non è mai una scelta dettata dal caso, come lo spazio: "un giorno comune" vive anche di tutto questo, con le persone inserite come figurine minuscole, come viventi pedine nella geografia urbana che le sovrasta, le rimpicciolisce. Davvero bella, davvero emozionale, nel racconto umano che si svolge sotto i nostri occhi per una volta non distratti, non di fretta...ma empatici e catturati...
Luciano Benini Sforza

L'elemento che più mi colpisce in questo scatto è l'uomo alle prese con la canna dell'acqua. Pare tenga tra le mani un immaginario timone, e con quello crei l'equilibrio dell'attimo della vita di tutti i presenti... bello.
Tania Piazza
search
pages
ITA - Informativa sui cookies • Questo sito internet utilizza la tecnologia dei cookies. Cliccando su 'Personalizza/Customize' accedi alla personalizzazione e alla informativa completa sul nostro utilizzo dei cookies. Cliccando su 'Rifiuta/Reject' acconsenti al solo utilizzo dei cookies tecnici. Cliccando su 'Accetta/Accept' acconsenti all'utilizzo dei cookies sia tecnici che di profilazione (se presenti).

ENG - Cookies policy • This website uses cookies technology. By clicking on 'Personalizza/Customize' you access the personalization and complete information on our use of cookies. By clicking on 'Rifiuta/Reject' you only consent to the use of technical cookies. By clicking on 'Accetta/Accept' you consent to the use of both technical cookies and profiling (if any).

Accetta
Accept
Rifiuta
Reject
Personalizza
Customize
Link
https://www.ivanomercanzin.it/blog-d

Share on
/

Chiudi
Close
loading