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VENEZIA

date » 10-09-2016 00:50

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Venezia è un teatro, un palcoscenico, un balcone con vista dilatata su un infinito che sembra non smettere mai.
Cosa penserai mai giovane con cappellino vintage anni 60 e zaino in spalla seduto sul ciglio di un approdo di vecchia pietra? Cosa penserai mai qui colto, più o meno casualmente, in una bella foto di Ivano Mercanzin?
Colto in un fermo immagine che forse ti raffigura il futuro fluttuante e inquieto come questa laguna che sputa in superficie qualche rifiuto della benestante società che con troppo zelante entusiasmo turistico getta bottiglie in plastica nei canali?
Te ne stai a rimirare questo poetico bacino e forse anche evocando una proiezione di te stesso riflessa nell'acqua che sempre si muove e non sta ferma mai? Una nave sta scivolando per contratto turistico e per mestiere, sull'onda verso lidi e porti lontani, d'oriente o d'occidente, forse vorresti esservi a bordo per andartene verso un diverso destino? Chissà quale vera storia ci propone questa foto di Ivano che nei suoi lirici bianchi e neri acquerellati in quest'acqua di mare testimonia ancora una volta il proprio amore verso Venezia e la sua laguna. Una storia salmastra che forse diventa anche dolce."
(FRANCO GOBBETTI)


"Venezia è un nome”
La puoi vedere
dietro qualche angolo scrostato di muro,
coperto di muffa o vite del Canada,
nel fumo che esce dalle case e dalle trattorie
affacciate sulle sponde del canale
e poi moltiplicate sull'acqua
o nelle onde bagnate dalla foschia.
Venezia è anche una giacca
di velluto blu, un orologio sulla scrivania,
il tuo libro di poesie in dono,
un film visto all’aperto e commentato insieme.
È la mia voce
che rincorre ancora la tua sulle scale,
col vento che ci insegue nel tempo
per i negozi chiusi e le vie così strette.
Non so spiegare come, soffio di vita,
stella marina sul cuore,
Venezia a volte è ancora il tuo nome.
(“Da un tempo all’altro”, raccolta inedita),
testo rivisto settembre 2016 © Luciano Benini Sforza All Rights Reserved

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NYC

date » 16-07-2016 08:33

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NYC
2015©Ivano Mercanzin

Felice di poter leggere un tuo scatto che parla della complessa e meravigliosa realtà della città di New York, una metropoli moderna che tu hai qui rappresentato come accadeva di scorgere esclusivamente in certi dipinti di Edward Hopper, in fotografie degli anni trenta e quaranta del secolo scorso dove la solitudine urbana veniva declinata da un'altrettanta malinconia verso le costruzioni più modeste di quartieri dove vivere era una parola grossa, sopravvivere la realtà quotidiana e contingente. Mi piace la presenza della figura umana, che si sta riscaldando al sole, le ombre accanto a lei sono superbe. Quel che ammiro in modo particolare è la finestra sulla sinistra con la veneziana abbassata ma non chiusa che permette di scorgere il suo interno, Quel raggio di sole che la illumina mentre l'ombra sta difendendo il suo spazio con i denti ed i mattoni che compongono la facciata ci danno un senso della composizione che in questo scatto è magia pura. Il palazzo distante di cui vediamo gli ultimi piani ed il tetto. le linee geometriche e la fuga prospettica che hai valorizzato con questo taglio, ci fa ammirare la bellezza di un'immagine che il bianco e nero accarezza con la sua severa tenerezza mentre il tuo sguardo, l'obiettivo che hai incastonato in questa immagine, ci lasciano ammirati e disarmati dalla tua bravura, da come hai guardato alla figura umana ed alla città stessa. Sai rendere una fotografia di street emozionante amico mio...
Paola Palmaro


UN RACCONTO NEL RACCONTO

date » 03-06-2016 19:32

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2016©Ivano Mercanzin

"UN RACCONTO NEL RACCONTO"
di Franco Gobbetti.

Sì, un racconto il tuo, Ivano e anche il mio, se tu permetti, in conseguente botta e risposta per trarne, se ci riesco, una piccola, possibile storia che già è qui, tutta presente nei suoi brillori in bianchi neri plastici desiderosi di raccontarsi. Storia surgiva ed obiettiva, nata istintivamente o intenzionalmente, chissà, da questa bella foto, un'anima narrante in attesa di uscire e farsi leggere e raccontare, se vuoi. Un commento o una recensione o una provocazione amichevole e affettuosa che vuole o vorrebbe approfittare di questo tuo stupendo lessico estetico e grafico offerto da un'immagine che emana spiriti, evocazioni, storia, cronaca e arte in chiaro scuri vaporosi d'acqua sinuosa ed insinuante e sospirante aria salata. La foto già racconto di per sè, fin da subito, nel suo fresco e lustro guazzo odoroso di salmastro mare, evoca vecchie storie di consunte pietre e antichi legni di navigli, pontili, attracchi ed ormeggi. Un tempo, un luogo, un paese isolano che vive con le radici nel mare, un ambiente che di per sè è già storia gloriosa e gratificante. Storia nella storia dunque. Orgoglio storico, fascino e desiderio di condivisione lirica, spirituale ma anche materica e concreta. Un'atmosfera intensissima gioca tra acqua e cielo entrambi modulanti umide voci e alcune figure in movimento, un'imbarcazione in fugace navigazione, alcuni scafi alla fonda d'ormeggio, un uomo, un cappello, un ombrello, alcuni muri e poi lo spazio urbano marinaro e marinaio.Il tutto appare e si esprime come su un palcoscenico in un taglio di luce diagonale quasi drammatico, anzi, dire proprio drammatico, nervoso, inciso e tirato visivamente all'inverosimile. Il cielo già basso tende a scendere ancora di più su questo squarcio lagunare, pesando immane e quasi rapace in questo taglio spiovente, corrucciato e sfrangiato nelle proprie evoluzioni di bassi e intensi nembi cotonosi sfilacciati, ancora custodi e forieri di prossima probabile pioggia. I pesci, le alghe, i fondali lagunari della Serenissima e le creature d'acqua e fango se ne stanno rintanati mentre le case immobili interpreti, testimoni come sempre di questa scenografia a cielo aperto, sembrano sfidare il tempo immane, il cielo eterno, l'occasionale pioggia e l'onnipresente, immancabile mare giuliano in compagnia di un vento sonoro che porta e riporta, linguaggi, fiati, sapori, echi, figure e voci nuove ma anche emozioni antichissime. Uno sparuto quanto solitario passante in occasionale controluce o quasi, sembra indugiare, rapito ma ben consapevole, a guardare, ad ascoltare questi suoni liquidi e lucidi di bagnato, come scure, brillanti pelli d'anguille, che rimbalzano da riva a riva, da canale a canale, di onda in onda, di casa in casa, di chiglia in chiglia per poi disperdersi più lontano in un affogare continuo e ripetuto appuntamento naturale tra nubi e onde d' Adriatico. Un quadro intriso di luce chiusa, plumbea ma nello stesso tempo anche inaspettatamente brillante, una luce quasi che schiocca per riflessi e luccicori brillanti, esplosa in varchi e vampe graffianti che sfiorano le ombre e le penombre diffuse del borgo marinaro. Il passeggiatore con cadenza amena e pacata, si presume da conoscitore dei luoghi, con il volto nell'aria, con il viso pieno d'aria e ventosa salsedine porta a spasso se stesso ma anche l'ombrello chiuso ed il cappello che sembra tenergli e contenergli i pensieri ben riparati e fissi, a prova di colpi di vento, ben calzato in testa. Il passo dell'uomo è lento, rilassato, si direbbe che procede con un passo che gusta e degusta, apprezzando. Non potrebbe essere altrimenti, in quanto se così non fosse non permetterebbe a quei suoi pensieri e allo sguardo di spaziare in quell'incanto urbano e marino al contempo, prettamente lagunare che per fortuna continua a ripetersi con sua e nostra profonda soddisfazione e incantata ammirazione. Cuore di terra e acqua salata. Profumo di sabbia, sale, pesce, legno bagnato, fango e anime marine. Un'isola che è al contempo paese riparato e anche ampio respiro aperto sull'antico mare che, come un anziano patriarca veglia sui suoi domini. Tecnica fotografica e stile narrativo a mio avviso pressochè perfetti, c'è sempre tanta bravura nel confezionare, rapire e fermare immagini e sensazioni così vibranti e toccanti.

Adoro il contrasto che hai donato a questo frame, c'è forza in ogni ombra che veste sia il luogo che la figura umana. Venezia dona infinite suggestioni, potremmo visitarla innumerevoli volte e scoprire in ogni occasione la sua capacità di essere tutto ed il contrario di tutto. La tua visione mi fa percepire il suo bisogno di sopravvivere alla natura che la circonda, al suo stesso destino, apprezzo quella cupezza apparente e la leggo come se fosse un'inspirazione profonda prima di raccogliere tutte le sue forze per rispondere al clima, all'acqua, agli esseri viventi che la abitano, mostrando il suo carattere silenzioso e malinconico ma per nulla rassegnato.
Paola Palmaro

PRESS: THE MAMMOTH REFLEX

date » 01-05-2016 00:41

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PRESS: IL FOTOGRAFO MARZO 2016

date » 15-03-2016 22:07

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"Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo.
In più esiste indubbiamente una corrispondenza - se non un nesso esplicito - tra la natura rettangolare delle forme di quel pizzo - ossia degli edifici veneziani - e l'anarchia dell'acqua, che disdegna la nozione di forma.
E' come se lo spazio, consapevole - qui più che in qualsiasi altro luogo - della propria inferiorità rispetto al tempo, gli rispondesse con l'unica proprietà che il tempo non possiede: con la bellezza.
Ed ecco perché l'acqua prende questa risposta, la torce, la ritorce, la percuote, la sbriciola, ma alla fine la porta pressoché intatta verso il largo, nell'Adriatico".
Iosif Brodskij- Fondamenta degli incurabili,

Ivano Mercanzin sceglie uno stralcio dell’opera di Iosif Brodskij per introdurre la propria visione di Venezia, portando l’attenzione di chi osserva più sull’atmosfera e sulla dimensione sensoriale che sulla descrizione e sulla documentazione.
Come il poeta russo, ormai considerato un grande maestro del XX secolo, l’autore di queste immagini volge lo sguardo verso l’intima atmosfera di una città nascosta , notturna e a tratti tenebrosa.
Da questa prospettiva, l’inverno è la stagione ideale che gli permette di conoscere gli aspetti autentici e sinceri di una città del tutto sconosciuta allo sciame di turisti e visitatori della bella stagione.
Il suo sguardo si muove tra le luci soffuse e le ombre che dominano la notte umida e penetrante della città lagunare. La nebbia, i colori smorzati e il suono dell’acqua sembrano emergere dalla fotografie di Ivano Mercanzin con una sensibilità delicata che riconduce al sentimento contemplativo della solitudine e della quiete
Il paesaggio lagunare è ritratto con ritmo fluente e armonia espressiva nel giusto equilibrio dei bianchi e dei neri che si susseguono in giochi prospettici.
Ottima interpretazione, romantica e dinamica al tempo stesso.
(Denis Curti - direttore de Il Fotografo)

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PRESS: MOSTRA A NY 2015-2016

date » 07-12-2015 23:07

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Le mie foto di Venezia sono a NEW YORK
L'opening è stato il 01.12.15.
Sono esposte presso PUNTO OTTICO HUMANEYES in Madison Avenue 994B, 77/78 st.
Dal 01.12.15 al 05.12.15,ci sono stato anch'io, mentre la mostra sarà fino al 31.01.16.
Qui di seguito l'articolo del Giornale di Vicenza del 5.12.15, e di "La Voce dei Berici" le foto dell'allestimento della mostra a NY e un video delle foto esposte.
Buona visione e buon ascolto.

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Venezia a colori

date » 25-02-2015 23:54

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Come non addormentarsi con negli occhi una scena di tale grazia, non perchè pregna di romanticismo, tutt'altro! Venezia può essere tutto ed il contrario di tutto in tal senso! Mi ha colpito questo tuo scatto per quel candore feroce che la corrente dell'acqua invita a prendere in considerazione, quel "panta rei" che ci indica quanto l'amore scorra e muti, che sia foriero di attimi indimenticabili e nello stesso tempo stia a noi farlo invecchiare bene, al meglio delle sue possibilità! Tutto muta o scorre, emerge o sprofonda, si trasforma nel bene come nel male. Adoro questa tua immagine perchè non indulge nella tentazione di mostrarci solo il lato più luminoso dell'incantamento amoroso. La scalinata, il vento,la stessa corrente dell'acqua.....le due figure di schiena, l'imbarcazione, promettono fatica e brividi di freddo, un costante lavorio per fendere la superficie ed andare in profondità, una quotidiana promessa concentrata sulle piccole cose. Forse, e sottolineo "forse", la magia di un incontro risiede nel risalire insieme la corrente della quotidianità, di trasformare il freddo in una sferzata di energia, il silenzio in parole pregne di significato, l'attesa in un guardare insieme verso lo stesso punto. Questo mi hai suggerito con il tuo scatto e te ne sono grata. Con estremo pudore ed incisivitò la scena che di hai descritto, secondo me, esprime la vera essenza dell'amore: "esserci", nonostante tutto, l'uno per l'altra, a volte faticando e rabbrividendo, altre con più entusiasmo e calore. Sempre avvolti dalla pazienza che possiedono le piccole/grandi emozioni e quel che resta di ogni giorno vivendole senza gridarle ne urlarle, lasciandole fluire e scorrere dentro di noi come la coppia pare stia facendo nell'istante in cui l'hai fissata per sempre nel tuo scatto!
Paola Palmaroli

Di grande pregio Ivano: è un luogo che ho visto mille volte, di cui par quasi impossibile, nel reale, cogliere magie... Eppure, ritratto con semplicità, per pochi elementi formali, cromie, rappresentazione dello spazio, diventa qui gravido di poesia....
Francesco Merenda

tre figure a Venezia

date » 02-05-2014 00:03

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Lorenzo Crinelli
Un dettato narrativo molto linere chiaro, e mi sembra una tua bella caratteristica, Ivano Mercanzin. Tuttavia successivamente, per gli elementti che la compongono, l'immagine parla a ciascuno, e non potrebbe essere altrimenti, la propria poesia: le tre belle figure accumunate da eleganza, da spedito e quasi sincronico passo sono esaltate dal disegno del muro rovinato del fondo. E per uno strana e forse mia immaginata visione quei segni scuri sul muro sembran quasi i pensieri delle affrettate bambine.

artigiano a Venezia

date » 01-05-2014 13:59

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Daniele Cusimano
Ciao Ivano. Personalmente ho proprio una passione per i lavori artigianali quindi questa tua foto mi prende molto, oltretutto molto ben realizzata. Complimenti

Paolo Albertini
Amo sempre questi scatti dove l'originalità è accuratamente riposta nel cassetto, a favore di un semplice racconto fatto di gesti, strumenti, materiali di lavoro, concentrazione, passione per il proprio mestiere e la propria bottega... e tutto intorno la sola luce ambiente a disegnare contorni sfocati dalla lente, come ai tempi delle Leica M... un bello spaccato di un paese che va scomparendo, Ivano, e non soltanto perché non ci sono più "mani che sanno", purtroppo...
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