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Paesaggio d'inverno

Da che parte di Tania Piazza

Sono entrata nel bosco che il sole vi aveva appena preso casa, ma se ne stava solo al piano superiore. Ci sono entrata in punta di piedi per non disturbarlo, come se fossi l'unica invitata, ancora. Era molto presto e l'aria, salendo, faceva la crosta alle piante e ai sassi, dando una voce anche alla mia pelle tesa. E all'erba secca. Il ghiaccio a terra pareva neve e i miei passi fiduciosi lo facevano cantare. Un uccello, poi, di cui mi voglio ricordare la melodia, per fischiettarla la sera, quando ti devi addormentare sereno, nel tuo lettino caldo, senza pensieri. Tutto mi spingeva verso l'alto, dove ad attendermi, finalmente, c'era il cielo sconfinato, al centro del quale viveva una luce. Dentro, i castelli, immoti e lontani, sospesi sulla leggerezza della nebbia. Ho visto e fotografato per te questo spiraglio di vita, rubandolo per sempre all'oblio. Me lo sono portato a casa, stretto tra l'anima e il cuore, perché quando sarai pronto sapremo dove trovarlo. E quando sarai abbastanza grande, potrò spiegarti l'abisso che separa il buio dalla luce. Così, saprai scegliere da che parte stare.


C'era una volta oggi di Paola Palmaroli

Con John Ernst Steinbeck Ivano Mercanzin tu ha in comune la forza narrativa dello sguardo, ogni volta che incontro un tuo scatto rivedo le immagini descritte attraverso le parole di questo scrittore americano in uno spazio tempo dilatato e sovrapponibile grazie a linguaggi diversi e complementari come pochi altri. Come se quel che è accaduto ed è stato vissuto quasi un secolo fa si fosse ripresentato ai tuoi occhi e tradotto in fotografia risultasse speculare, un complemento di moto da luogo che distribuisce la storia ed i suoi ritorni con estrema accuratezza, chiedendo solo la stessa lucidità con cui ognuno di noi si appresta a viverla per essere trasformata in memoria. Tu non sei Steinbeck ma possiedi la stessa forza e poesia, la stessa semplicità e sincerità, quel tipo di immediatezza che ci allena a guardare quel che abbiamo davanti a noi senza chiedere ad un paesaggio di trasformarsi nell'umore che di volta in volta lo veste a seconda di chi lo fruisce. Il luogo che hai ripreso, ogni dettaglio da te fissato nello scatto non sono parte di un incantamento ma una composizione. che si fa portatrice sana di un "vedere" per guardare all'interno ed all'esterno di vissuti, ritrovando se stessi e scoprendo quel che conta veramente nella propria esistenza. Guardando con i tuoi occhi si impara a scremare tutto ciò che non è necessario, dando alle ombre il significato che possiedono senza accorciarle od allungarle come se fossero l'orlo dei nostri sensi, un abito troppo lungo o troppo corto da modificare continuamente. La lucidità con cui tu posi il tuo sguardo su un luogo o l'umanità che lo vive è pari alla bellezza della descrizione di quel che provi osservando la realtà circostante. Gli occhi e l'atto del guardare fanno parte del volto umano, meno li trucchi e li abbellisci e più ti ripagano con la loro sorprendente espressività ricca di un vissuto che fa suo il valore aggiunto di ogni ruga, di ogni umore sedimentato tra le pieghe della pelle, di ogni luce ed ombra che hanno trovato il loro punto di forza in una contrazione muscolare. Più sei sincero, anche nel guardare e più sei consapevole degli infiniti universi che si svelano e si compiacciono di farsi guardare da te. L'atto del guardare traduce diverse grammatiche e sintassi cercando di mettere a nudo l'animo di chi usa la vista, riuscendo a mostrarci cosa conta o vale per questo individuo come pure le forme ed il contenuto di quel che raggiunge il nostro cervello, mettendo in luce vissuti, piani temporali e spaziali, trasformazioni, un divenire che cerca un proprio spazio per dilatarsi o contrarsi, per ospitare al meglio chi lo abita. La potenza espressiva della fotografia sta proprio in questo, negli occhi di chi la elegge a scrittura di luce per mostrare e non dimostrare la dinamica che coinvolge sensi e natura, corpo e mente, visibile ed invisibile, ago e filo con cui viene cucito il rapporto tra entità diverse. Ci sono spazi e tempi lontani gli uni dagli altri, con cui tu hai fissato per sempre questo angolo d'universo che comunicano fra loro grazie alla fotografia, dandoci la certezza che sono esistiti, che esistono e fanno parte delle percezioni di chi li attraversa.,Tutto scorre, il tuo sguardo mentre è in continuo divenire riesce a fissarsi per un istante su un luogo e decide di sostarvi per raccontare la sua storia, per non perdere mai il coraggio di esistere accanto al fiume invisibile dell'esistenza stessa che a tratti dona squarci di visibilità, intuizioni deflagranti per comprendere le forme o la materia di cui è costituita la realtà e la sua storia in cui viviamo e che ci viene tramandata di generazione in generazione.
dicembre 2016©Ivano Mercanzin

Memoria di Paola Palmaroli

Ci sono odori, sapori, luci ed ombre che appaiono così scontate da risultare ogni volta un deja vu di incommensurabile fascino ed invece sono la forma più antica di un riflesso cui noi umani doniamo le fattezze della nostra storia, piccoli rimandi che costituiscono la differenza ed il valore aggiunto tra passato e presente, irrinunciabili. Ci sembra di scorgere quel preciso angolo da cui sbucherà una persona nota, oppure un amico, viene evocata perfino nella tua visione il profumo di una giornata che è rimasta per sempre incastonata nella memoria da costituire la trama di un tessuto di desideri mai sopiti. Desideri semplici, articolati in modo naturale come solo la vita all'aria aperta, in una cascina, seguendo i ritmi del giorno e delle faccende domestiche possono realizzare. L'odore per esempio di legna che arde in un camino, quello della polvere, della terra impregnata delle correnti dei venti e degli esseri viventi che fanno parte di quell'angolo di mondo così speciale per la sua diretta e schietta semplicità. Nessun rumore strano, nessun gesto nervoso o di stizza, esclusivamente rituali che appaiono consueti ed irrinunciabili se li si vive direttamente, se si osservano con rispetto e dignità. Una vita dura ma regolata da ritmi rassicuranti, da comunicazioni essenziali e sincere, da uno stile di vita che appare a noi spartano ed invece è fondamentale per non perdere mai quel che conta veramente per ogni singolo individuo: esistere! Qui tra queste mura e sotto quel cielo non si sopravvive a se stessi ma ci si impara a conoscere fin nelle fibre più profonde del nostro essere. Tu ci hai regalato con la tua visione un pezzo di mondo che ancora esiste e con tutti i cambiamenti affrontati non è più lo stesso ma ha inscritto nel suo DNA la parte migliore degli esseri umani, priva di maschere e di inutili orpelli, un susseguirsi interminabile di giorni, di azioni, di abitudini, che conservano la nostra forza ed energia primigenia. Ammiro come riesci sempre a farci entrare in spazi e vissuti di imprescindibile valore sia umano che culturale, sai raccontare la storia di un luogo come pochi altri, ne raccogli sempre l'essenza senza indulgere nella tentazione di essere stereotipato o scontato. La poesia di un luogo o del suo vissuto sta proprio nel tuo sguardo severo e rigoroso ma di un'umanità che fa tremare anche la carne sulle ossa di chi ha l'animo disposto a sentire il battito del cuore della società in cui è nato e vissuto.

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