Mi piace tutto, ma proprio tutto di questa immagine: la prospettiva è fantastica, dalle finestre aperte in basso si sale verso quelle chiuse sotto il tetto fino a raggiungere i camini ed un cielo lattescente che più inquietante di così non si può rendere. Le persiane sembrano ciglia e le finestre occhi, le mura rovinate dalle intemperie, con i segni dell'usura e dell'umidità si protendono verso una luce che pare fatichi a raggiungerle. Si comprende che la casa è abitata e non solo dai vasi di fiori sui bordi esterni delle finestre ma in bianco e nero quest'immagine risulta affascinante proprio per quel misto di presenza e di assenza che il taglio da te dato alla foto potenzia. L'angolatura al centro fa sembrare la casa un libro pronto a chiudersi, vite che abitano e diventano parte di quella casa in determinate ore del giorno e della notte, che si chiudono in quelle stanze fino a fondersi con la struttura stessa delle loro abitazioni. Occhi che si aprono a fatica, finestre che si schiudono senza vedere nulla di diverso da quelle mura, ecco dove risiede l'inquietudine di cui accennavo, sei stato abilissimo in questo1 Complimenti Ivano Mercanzin, uno sguardo altrove, e che altrove!!
(Paola Palmaroli)
Uno sguardo altrove…c’è da chiedersi dove effettivamente si possa guardare e si ha l’impressione che l’unico sguardo possibile sia stato quello che tu hai dato lasciando alla fantasia di correre sulla prospettiva delle pareti verso la luminosità del cielo. Questa foto è idea e la sua ripresa è la bellezza stessa dell’immagine che scavalca la “triste” realtà di queste costruzioni.
(Lorenzo Crinelli)