Stazioni, treni, binari, staccionate, panchine, muri scrostati, odore di ferraglia, din din din suono della campana all’arrivo o al passaggio del treno, il tatatata tatatata , delle ruote sulle giunture delle rotaie.
Persone si muovono entrano ed escono, si susseguono nella spoglia sala d’aspetto, rombi bianchi e neri al pavimento, muri bianchi , chiazze alle pareti, poster malandati, decollage alla Rotella ma se senza arte.
Un saluto fugace, un abbraccio , un arrivederci, un addio, le porte si chiudono e così lo sguardo scompare ingoiato dalla partenza.
Se potessero raccontare, le stazioni, di gioie , di dolori, di felicità, di tristezze, come pagine di un libro dove scrivere scorci di esistenza, piccoli tasselli del puzzle della vita.
Ecco il sibilo, prima lontano , poi sempre più vicino , l’aria si sposta, come fuscelli ci sentiamo frustati, spostati all’indietro e finestrini sfrecciano lasciando intravedere visi, occhi, mani che sembrano tutt’uno con il vento, come un nastro colorato che fluttua.
Nuovi viaggi, nuovi luoghi , arrivi e partenze : come la vita.
(Ivano Mercanzin)
Stations, trains, rails, fences, benches, peeling walls, smell of scrap metal, din din din sound of the Bell upon arrival or the passage of trains, tatatata tatatata, wheels on the rail joints.
People move in and out, one after another in bare waiting room, black and white checkered floor, white walls, mottled walls, shabby posters, Rotella-like decollage but no art.
Quick greetings, a hug, a goodbye,a farewell, the doors close and so the glimpse will disappear swallowed by the departure.
If stations could tell, of joys, sorrows, happiness, sadness, like pages in a book where you can write glimpses of existence, small pieces of the puzzle of life.
Here is the hiss, at first far, then closer and closer, the air moves, like straws we feel whipped, pushed back and whizzing windows reveal faces, eyes, hands that seem to be one with the wind, like a colored ribbon that floats.
New journeys, new places, arrivals and departures: as life.
(Ivano Mercanzin)
Mi è piaciuta molto questa foto.
La stazioncina non segnalata la conosciamo... è stato il punto di partenza e di arrivo di tanti miei viaggi giovanili, per scuola e lavoro.
Continua a esserlo ora per viaggi di piacere.
La prospettiva fa allontanare lo sguardo, fino a perdersi lontano, verso una meta indefinita ma desiderata.
Il blocco a sinistra, diventato tela per dipinti di giovanili graffitari, incombe ma viene mitigato dalla purezza e linearità dei binari, che fuggono lontano ma sembrano unirsi al centro della scena.
Le due figure con gli ombrelli aperti sembrano in attesa di un treno: li porterà via assieme, o si dovranno distaccare l'un l'altro/l'altra?
Stazioni, binari, treni, viaggi... la vita arriva, si svolge, poi trova la destinazione.
(Elio Mercanzin)
IL VIAGGIO DELLA VITA
ha chiesto, all'ultima
stazione, un biglietto per l'altro mondo,
per un altro mondo, solo andata:
già c'è stato,
passato nei suoi veli di colori,
nel vapore bollente dell'estate:
dice che non ha mai
fatto un viaggio, solo vagato
in cerca di cicche e mozziconi, per fumare:
adesso il viaggio è fermo,
al palo, per un'oscura pioggia
che lo incombe:
solo la solitudine cammina,
dentro una mela tagliata in
due:
(Salvatore Fittipaldi)