Lio Piccolo
poesie di Lino Roncali
immagini di Ivano Mercanzin
collana soloventi
editore LietoColle
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INTRODUZIONE DI GIAN MARIO VILLALTA
Un lido dell'io
Lino Roncali ha scritto, serbato, riscritto queste poesie per un tempo lungo abbastanza per far sì che diventino parte della memoria, e non soltanto resoconto dell'esperienza. Per questo hanno il sapore di un vissuto che non è solo incontro con un luogo e sorpresa per la sua unicità.
Nella nostra esistenza attuale, che ci invita al turismo (sotto ogni suo aspetto), spesso è fastidiosa la presunzione che un altrove sia sufficiente a parlare di sé in quella forma dell'interrogazione, che è propria della poesia, dove l'io è chiamato a restituire all'esperienza una voce non effimera, radicata nel tempo.
Una voce ferma e disarmata, ironica senza darlo troppo a vedere, nostalgica ma di una nostalgia epurata di ogni sentimentalismo è quella che incontriamo in questi componimenti. E ben corrisponde alle immagini che la accompagnano, di Ivano Mercanzin, che fruttano un gioco di parole esplicito con il toponimo di riferimento: Lio piccolo e L'io piccolo, parola e immagine, si contendono evocazione e conoscenza, piacere della forma e margini di riflessione.
Lio piccolo è un'isola della laguna veneta, anzi un insieme di isolotti separati da canali molto stretti, collegati da ponti. È vicino a Cavallino, a Treporti; vale a dire che a pochi minuti di barca o di traghetto c'è Venezia. È quasi necessario immaginare Venezia, appena dietro lo sguardo. Venezia di souvenir e B&B, Venezia spopolata e invasa ogni giorno, Venezia con la sua eterna magnificenza dell'arte e il suo eterno carnevale del turismo. Roncali e Mercanzin non ne fanno menzione, puntano tutto sulla possibilità di questo luogo altro di essere soltanto se stesso. Una marginalità che è persistenza, non si vanta della sua singolarità, non si lamenta dell'isolamento.
Lio è una contrazione locale della parola lido. L'io è una funzione grammaticale che mette in evidenza il soggetto della parola. Un piccolo lido incontra un soggetto che restringe i propri confini, li fa aderire al tempo, alle cose, agli accadimenti che lo coinvolgono. Nessuna polemica con il presente, che vuole per ogni cosa, per ogni esperienza e per ogni soggetto un superlativo. Nessuna polemica ma il fermo raccoglimento intorno a quanto dell'esperienza può diventare vita propria, unica, senso che si fa della vita vivendo.
Spesso abbiamo letto, abbiamo sentito dire che tale o tal altro libro di poesia è un “diario”. Il senso è intuitivo. Ma ci siamo mai chiesti che rapporto c'è tra un vero diario (come vuole la definizione, un susseguirsi di note legate a una data) e il lavoro della poesia, che richiede meditazione, ritorni nel tempo, riscritture? Allora possiamo dire che quello di Roncali è un diario delle sue gite a Lio piccolo, un posto che è una singolarità, il contrario di un non-luogo, nonostante la sua distanza da pochi raggiunta, la sua vita che ha ritmi e forme non allineate a un presente che uniforma ogni comportamento. Un super-luogo, in un certo senso. La lievità, la sincerità che ci convince in questi componimenti, è però proprio la mancanza della prevedibile retorica del super luogo. Roncali trasforma il diario delle sue gite (lo dico così, con un voluto abbassamento, con l'espresso fastidio che una tale proposta mi arrecherebbe) in un abbandono al richiamo che queste sue visite (con questa parola, le gite si trasformano in relazione personale) rivolgono alla sua vita, che è altrove da qui, ma qui trova confronto e pensiero, una parola che sente propria. Visitando Lio piccolo, Roncali accetta di venirne a sua volta visitato. Senza enfasi. Senza proclami. Ma il suo sguardo si affina, il suo stare diventa esigente per il suo comprendere, prima di tutto se stesso, senza mai parlare di se stesso con enfasi.
Ecco che allora anche noi, percorrendo le pagine di questo piccolo libro, sentiamo di visitare e di essere visitati (mai invasi, mai urtati) un altrove che - in fondo - riconosciamo ancora parte della nostra coscienza e della vita quotidiana. Un altrove che ritroviamo nella nostra vita quotidiana anche dove e quando è troppo piena, assediata da troppo altro.
C'è dell'intelligenza, certo. C'è dell'artigianato. C'era il rischio di riproporre in termini attuali ciò che un tempo si chiamava “bozzettismo”. Ma i pregiudizi si formano e si sciolgono: resta un piccolo libro che torneremo a sfogliare e che sapremo dove si trova a casa nostra. Dove potremo ritrovarlo.